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giovedì 8 ottobre 2009

Tempo di Nazionale...

Fra due giorni scende nuovamente in campo la Nazionale Italiana: si sa che la maglia azzurra ha sempre il suo fascino, anche per il calciofilo più tiepido. Tuttavia bisogna ammettere che c'è un diffuso disamore verso la Nazionale, capace di attirare i "tifosi" solo durante i grandi eventi continentali e mondiali. Quali le cause?
Nel rispondere a questo interrogativo non posso prescindere dal mio status di sardo e di estimatore dei fantasisti, ragioni che mi portano a diverse conclusioni. Tre.
1. Da tifosi del Cagliari non possiamo che rallegrarci per la nuova convocazione di Federico Marchetti, ormai stabilmente promosso al ruolo di vice-Buffon. Però, se da un lato non vogliamo certamente sminuire il talento del portierone Campione del Mondo, osiamo sperare che presto il numero uno rossoblù possa insidiare il posto del collega juventino in Nazionale!
Che Marchetti sia in Nazionale non fa più notizia, così come, purtroppo, non fa notizia che non ci siano giocatori sardi in Nazionale, tanto che, a parte le sporadiche apparizioni, tipo quella di Langella (sardo d'adozione), l'ultimo giocatore a portare la bandiera dei Quattro Mori in giro per il mondo con la maglia azzurra è stato il grande Gianfranco Zola! E' del tutto superfluo sottolineare come la mancanza di rappresentanza della propria terra fra le fila della selezione nazionale fa sì che si crei anche un certo distacco: che ciò sia giusto o sbagliato non sta a noi dirlo, ma così è!
2. Ogni volta che mister Lippi dirama le convocazioni si scatenano le polemiche su chi è stato convocato e, ancora di più, su chi è rimasto a casa. Direi che il caso-Cassano va ben al di là delle capacità (indiscusse) e del carattere (difficile) del campione barese. Si nota infatti l'esclusione sistematica di tutti quei giocatori che meglio si esprimono se posizionati sulla trequarti e questo per il semplice fatto che Lippi ama un gioco pragmatico, rude, poco spettacolare e che bada al sodo (fare un gol in più degli avversari, con qualsiasi mezzo), ciò che all'estero è conosciuto come il "calcio all'italiana" (sebbene in Italia non sia ormai granché apprezzato). Lippi è un allenatore esperto, non un ragazzino e diremmo quindi che difficilmente cambierà il suo modo di vedere il calcio: non è insensibile ai segnali che vengono da molte squadre di Serie A (due punte più un trequartista o tridente) e nemmeno è sprovveduto, semplicemente ha scelto un modello e lo porta avanti. Ci si chiederà: è meglio avere un calcio spumeggiante come può essere quello di Genoa, Sampdoria e Cagliari degli ultimi anni o un calcio pragmatico come è stato a lungo quello della Juventus (appunto di Lippi con 5 scudetti in 8 stagioni)?
3. E se fosse possibile un punto d'incontro fra un calcio spumeggiante ed uno pragmatico? Di più, se fosse possibile conciliare il fantasista col sardo in Nazionale? Crediamo di dire cosa ovvia se ci permettiamo di far notare come un Andrea Cossu sia una pedina fondamentale della formazione cagliaritana, come egli sia un abile trequartista, come egli sappia sacrificarsi andando a pressare il portiere avversario che perde tempo, come 15 secondi dopo egli sia nelle propria trequarti pronto a far ripartire l'azione, come egli sia un ragazzo che faceva tribuna in serie C, come egli sia un ragazzo che fa la differenza in serie A, come egli sia un ragazzo che ha nel cuore i colori della sua maglia, come egli, crediamo, sia un ragazzo che porterebbe in alto i colori della sua terra e della sua Nazione, se solo gli fosse concessa la possibilità di farlo!

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